Venezia metropolitana. Tra pressione del turismo, redditi stagnanti e fratture sociali

Come CGIL abbiamo inviato ai candidati veneziani il documento approvato dalla nostra Assemblea Generale, in cui chiediamo maggiore attenzione a temi che in questi anni sono stati spesso ignorati, o affrontati in modo insufficiente.

Le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, i giovani hanno bisogno di risposte urgenti rispetto ad un territorio che si sta spopolando e che sta diventando il più povero della Regione.

Il Veneto può fare molto per l’area metropolitana di Venezia, partendo da un vero investimento sullo sviluppo del settore produttivo, dalla candidatura di Marghera a polo dell’intelligenza artificiale, ad una regia unica sul patrimonio immobiliare residenziale degli enti pubblici veneziani. Su alcuni punti, in questi anni, siamo stati più e più volte alle porte del Consiglio Regionale in presidio, tra tutti quello della salute e sicurezza sul lavoro, tema sul quale la Regione continua a non rispondere con  le risorse dove servono. 

Attendiamo una risposta dei candidati sul documento che ci auspichiamo possa essere condiviso e utilizzato come base di discussione. Riteniamo che il mancato intervento su questi punti tolga a Venezia e alla provincia la possibilità di riprendersi da una fase di frammentazione sociale e impoverimento.

Qui sotto il testo completo, oppure CLICCA QUI per scaricare la sintesi.

 

Venezia metropolitana tra pressione del turismo, redditi stagnanti e fratture sociali

La Città Metropolitana di Venezia vive una contraddizione strutturale: fama globale e flussi turistici record da un lato; redditi medi sotto la media veneta, redditi di lavoratrici e lavoratori sotto la media veneta, lavoro povero e precario e un forte stress abitativo e infrastrutturale dall’altro.

L’economia locale continua a perdere slancio industriale e manifatturiero; Porto Marghera attende la piena riconversione ecologica e industriale; i distretti (vetro di Murano, calzatura della Riviera) vanno sostenuti con politiche di filiera, innovazione e qualità in grado di competere con i poli produttivi globali. Questa fragilità economica si traduce in disuguaglianze crescenti, precarietà e un welfare sotto pressione.

Sul territorio pesa il turismo di massa: nella città storica e nelle aree balneari del litorale (Jesolo, Cavallino-Treporti, Eraclea, Caorle, San Michele al Tagliamento, Chioggia) i volumi e la stagionalità generano PIL ma anche occupazione di bassa qualità (salari a ribasso, precarietà strutturale, lavoro nero), oscillazioni di reddito e un impatto diretto sulla residenzialità.

Gli affitti brevi e la concentrazione di proprietà immobiliari finalizzate al turismo spingono in alto i canoni: nel Comune di Venezia gli affitti hanno toccato 15,52 €/mq (oltre 20 €/mq nei sestieri) con aumenti annui a doppia cifra; un alloggio “Airbnb a tempo pieno” realizza ricavi lordi intorno a 33.000 € annui (quasi 3.000 €/mese), incompatibili con i redditi medi delle famiglie lavoratrici.

Risultato: studenti, giovani coppie, lavoratori e famiglie con redditi regolari faticano a trovare un alloggio.

Il quadro dei redditi conferma: la provincia di Venezia si attesta attorno ai 21–22 mila € lordi annui (sotto la media veneta), con forti divari interni (più bassi nella città storica e a Chioggia, più alti nell’area Mestre/Riviera). 

L’inflazione ha eroso il potere d’acquisto; la platea dei working poor cresce, specie nel turismo, commercio e servizi. A pesare è anche la discontinuità lavorativa, che a causa del ricorso quasi esclusivo ai contratti precari genera periodi di lavoro a intermittenza.Le scelte pubbliche che hanno privilegiato opere non strategiche e la deregolazione turistica hanno aumentato la distanza tra città vetrina e bisogni reali.

Sul piano sanitario e sociale, la domanda di servizi pubblici è cresciuta, mentre organici, retribuzioni e prossimità territoriale non tengono il passo. Oltre alla mobilità interregionale, emergono importanti flussi intra-Veneto: la programmazione regionale individua Padova e Verona come hub di alta specialità, che attraggono pazienti anche dalle ULSS 3 Serenissima e 4 Veneto Orientale per prestazioni che non si riescono a soddisfare in loco; la specialistica ambulatoriale avanzata tende a concentrarsi negli hub, con disagi di spostamento e tempi per gli utenti del veneziano.

La nostra provincia ha fatto emergere inquietanti fenomeni di infiltrazione e di presenza diffusa della criminalità organizzata. A questo fine serve una politica di informazione, sensibilizzazione della popolazione e tutela del nostro tessuto economico. Le mafie sono un cappio per la nostra economia che va contrastato con tutte le forze.

Un quadro che viene particolarmente aggravato dall’andamento demografico del nostro territorio. La popolazione residente è di circa 835.405 abitanti, con un leggero calo rispetto agli anni precedenti. Tra il 2018 e il 2023, la variazione media annua è di circa –0,37 % (cioè una lenta perdita demografica). Al 31 dicembre 2024, la popolazione residente nel Comune di Venezia è 251.801 persone (121.559 uomini e 130.242 donne).

L’andamento demografico tra il 2001 e il 2023 mostra un trend in discesa: ad esempio, al 31/12/2019, Venezia contava 258.685 residenti; al 31/12/2020: 256.083; al 31/12/2021: 251.944; al 31/12/2022: 250.913; al 31/12/2023: 250.290. La città storica di Venezia è particolarmente colpita dal fenomeno di spopolamento: alla fine del 2024 si stimano circa 48.500 residenti, contro 49.129 a fine 2023, con un calo di circa 600 persone in un anno. In vent’anni, la città storica ha perso circa 17.000 abitanti, attribuibile al saldo naturale negativo (più morti che nascite) e alla migrazione interna verso la terraferma o altri comuni. L’indice di vecchiaia (relazione tra popolazione ≥ 65 anni e popolazione ≤ 14 anni) è elevato: per il solo Comune di Venezia, nel 2024 ci sono 263,1 anziani ogni 100 giovani. Altri indicatori di dipendenza strutturale e di ricambio generazionale mostrano che la popolazione attiva è relativamente “anziana”: per esempio, l’indice di ricambio (tra le coorti 60-64 e 15-19 anni) nel 2024 è 176,2, indicando che le coorti che usciranno dal lavoro sono significativamente maggiori rispetto a quelle che entreranno.

Non tutte le aree della provincia o del comune sono ugualmente colpite: aree più periferiche, comuni della terraferma vicini a centri maggiori, o zone con economia più forte possono attenuare la decrescita, mentre aree storiche, lagunari, zone insulari o distanti dai servizi tendono a essere più vulnerabili.

Con una popolazione invecchiata e giovani che spesso migrano verso altre aree si determina un aumento del peso demografico sui servizi sanitari, sociali e infrastrutturali, con risvolti su fiscalità locale, offerta abitativa, mobilità e pianificazione urbana che non riescono ad anticipare tendenze ormai consolidate.

Se non intervengono politiche attive, è probabile che la decrescita demografica, pur moderata, continui nei prossimi decenni, con un progressivo invecchiamento accentuato e una maggiore concentrazione demografica nelle aree periferiche più accessibili. Tuttavia, con scelte strategiche o progetti innovativi (turismo sostenibile, rigenerazione urbana, spinta verso nuove funzioni urbane) si possono mitigare gli effetti peggiori e invertire (o rallentare) il declino nei nuclei strategici.

In sintesi: serve un nuovo patto metropolitano che governi il turismo, costruisca i presupposti per un lavoro equo e per qualificare e riconoscere i settori oggi critici, ricostruisca il diritto alla casa, investa in sanità e welfare di prossimità, completi le bonifiche e la riconversione di Marghera, e integri mobilità e infrastrutture per una crescita equa. È su questo terreno che si misurerà la prossima guida regionale.

Quali priorità del Veneto per Venezia.

1) Casa e residenzialità

La CGIL Venezia chiede una regia unica per gli alloggi di quelle strutture che posseggono patrimonio immobiliare (Comuni, Regione, Università, ULSS, Residenze per Anziani) e un piano straordinario per il recupero del patrimonio pubblico inutilizzato, canoni accessibili e tutela di chi affitta ai residenti (fondo danni/morosità). Gli affitti brevi hanno sottratto stock residenziale e alimentato lo spopolamento della città.

La proposta della città Campus per Venezia deve concretizzarsi con un confronto con tutti i soggetti sociali ampliando i progetti di recupero degli alloggi sfitti.

Serve una legge regionale per regolare gli affitti brevi (quote massime, registri, sanzioni), differenziando città storica e litorale, che preveda un sostegno alla residenza dei lavoratori essenziali.

Priorità: riportare la casa al centro delle politiche metropolitane.

2) Lavoro, industria, ambiente

È necessario costruire realmente la riconversione ecologico-industriale di Porto Marghera (rinnovabili, idrogeno, reti elettriche, bonifiche), rilancio dei distretti (vetro, calzatura), rafforzamento del rapporto con Università/Parco Scientifico e contrattazione territoriale per la qualità e la stabilità dell’occupazione. Va completato il ciclo delle bonifiche e vincolato l’uso delle aree a nuova manifattura sostenibile.

Promuovere l’attività portuale, commerciale e turistica, nella compatibilità con la laguna per preservare il Lavoro e per restituire progettualità, considerati gli eventi di marea causati dal cambiamento climatico (interventi MoSE) e relative conseguenze su un’attività di traino nell’economia cittadina e del territorio.

Serve un grande progetto innovativo che può candidare Marghera a polo italiano dell’intelligenza artificiale come volano veneto e italiano. Per questo rispetto al piano della commissione si propone di candidare Marghera, anche in relazione alla disponibilità di spazi e alla posizione strategica, come luogo per ospitare questo investimento.

Serve tutelare l’attività portuale nella compatibilità con la laguna per preservare la tripartizione in industriale, logistico e turistico.

Il rifinanziamento della ZLS deve trovare una sinergia anche con le aree più interne del Miranese e del Veneto Orientale. La competizione dell’Area Metropolitana si costruisce connettendo il tessuto industriale e difendendo i distretti oggi presenti.

Per sostenere la ripresa delle PMI veneziane e prevenire nuove infiltrazioni criminali è prioritario intervenire sull’accesso al credito. Un uso più strutturato del Fondo di Garanzia, veicolato tramite confidi locali e supportato dalla Regione, garantirebbe risorse alle imprese sane ma fragili evitando il ricorso a canali opachi.

Le banche, soprattutto le BCC, dovrebbero essere incentivate ad attivare plafond agevolati vincolati a rating di legalità o iscrizione nelle white list, premiando chi opera correttamente. 

Accanto al credito tradizionale vanno rafforzati strumenti come microfinanza, finanziamento su fatture e basket bond territoriali, a beneficio delle realtà escluse dai circuiti ordinari.

Serve inoltre istituire “sportelli credito–legalità” congiunti tra Camera di Commercio e Prefettura, che orientino l’imprenditore verso le garanzie pubbliche e fungano da barriera contro usura e racket. Nelle aree insulari e lagunari, la carenza di filiali impone presidi mobili o sportelli digitali assistiti (ad esempio presso i municipi, farmacie o uffici postali), affiancati da educazione finanziaria.

Le recenti alluvioni che hanno colpito la nostra provincia dimostrano come serva un piano di salvaguardia del territorio e della sua messa in sicurezza. Le opere idrauliche devono essere una priorità oltre al blocco totale del consumo di suolo.

Priorità: dare un futuro a Porto Marghera come volano industriale di tutta l’area metropolitana, accesso al credito e difesa della legalità contro tutte le mafie.

3) Salute e welfare

La sanità pubblica va rifinanziata, con più personale e migliori condizioni per fermare la fuga verso il privato o le dimissioni, con una riorganizzazione ed articolazione dei servizi secondo la logica della prossimità alle comunità locali diversamente dall’accentramento operato su Mestre in questi anni, a partire dai Dipartimenti di Prevenzione. 

Non è più rinviabile la riforma delle Ipab come aziende pubbliche territoriali che possano sotto tutti gli aspetti competere con il privato che, pur necessario per garantire un’offerta capillare, non può diventare sostitutivo di una funzione pubblica essenziale. L’Area Metropolitana di Venezia deve ricevere adeguati finanziamenti per le impegnative di residenzialità rivedendo le risorse che la regione mette a disposizione e aprendo una seria riflessione sulla totale liberalizzazione delle stesse. Deve esserci un finanziamento almeno al pari delle altre grandi province per arrivare ad una rapida copertura delle necessità della popolazione anziana.

L’Area Metropolitana di Venezia sta pagando una fuga dei cittadini verso le altre province, per soddisfare i bisogni di salute a causa della mancanza di personale e di risorse in particolare per le aree fuori dal comune di Venezia. 

Le scelte operate su Chioggia, Dolo e Mirano stanno determinando una contrazione della qualità dell’assistenza, aggravata dalla centralizzazione verso l’Ospedale Hub di Mestre che non può rispondere ai bisogni di salute anche per i gravi deficit strutturali.

L’Ulss del Veneto Orientale non può essere dimenticata e deve vedere adeguati finanziamenti in considerazione anche del fatto che i cittadini di quell’area sono sempre più costretti a spostarsi per ricevere cure adeguate.

In questi anni le scelte politiche in ambito socio sanitario hanno privilegiato il sostegno ed il finanziamento ad altri territori, una scelta inaccettabile che deve trovare immediati correttivi già nel prossimo bilancio regionale.

La riforma degli Ats deve vedere un maggior coinvolgimento delle parti sociali. Per questo è necessario che vi siano delle linee di indirizzo chiare che prevedano la partecipazione delle organizzazioni sindacali in percorsi di coprogettazione per valorizzare e rilanciare il ruolo degli ambiti sociali. Servono risorse aggiuntive per un piano straordinario di assunzioni che copra le necessità del nostro territorio.

Va rafforzata la sanità territoriale e va integrato il rapporto con i Comuni per garantire strutture di prossimità diffuse.

Oggi molte cittadine e cittadini rinunciano a curarsi e nella nostra provincia l’alta incidenza di popolazione anziana rischia di aggravare questa condizione.

Va immediatamente rivisto il Piano Straordinario contro gli infortuni per adottare uno strumento efficace che preveda strumenti adatti ad attrarre personale per raddoppiare gli organici. 

L’altissimo numero di infortuni, non solo mortali, rappresenta una piaga che può essere contrastata ma che deve vedere la chiara volontà politica di mettere la vita prima del profitto. 

La cruda realtà ci dice che i proclami e la solidarietà non hanno efficacia nel fermare la scia di sangue. Servono risorse nella prevenzione, nella repressione e nella formazione. Attualmente gli organici delle strutture preposte, come lo SPISAL e l’Ispettorato del Lavoro, sono del tutto inadeguati ad affrontare un’emergenza che coinvolge un territorio esteso e articolato. Serve superare una concezione di sicurezza sul lavoro ferma alla formalità e alla burocrazia.

Priorità: rilanciare la qualità e la centralità del nostro sistema socio sanitario veneziano.

4) Redditi e disuguaglianze

I redditi medi nel veneziano sono sotto la media veneta e presentano forti divari interni. L’inflazione e il caro vita hanno accentuato la fragilità dei lavoratori dei servizi/turismo e dei pensionati. Le scelte fiscali nazionali recenti hanno aggravato le disuguaglianze evidenziate dalla CGIL (flat tax, blocchi di rivalutazione). 

Per questo è necessario un protocollo di relazioni sindacali sulla contrattazione sociale con competenze specifiche che definisca le politiche a sostegno dei redditi di lavoratori e pensionati.

Diviene necessaria l’introduzione del salario minimo regionale che tuteli in particolar modo i lavoratori del turismo e degli appalti.

Un dato allarmante riguarda l’aumento delle ore di cassa integrazione. Nei primi sei mesi del 2025 sono state autorizzate più di 4,5 milioni di ore, un aumento del 60% rispetto all’anno precedente, in parte legato anche all’introduzione dei dazi. In particolare, aumenti significativi si sono avuti nella confezione di articoli di abbigliamento e nella metallurgia, con una crisi perdurante nel calzaturiero. Settori ad alto valore aggiunto, in un territorio già afflitto da precarietà, delocalizzazioni e ricorso sistematico alla cassa integrazione.

Deve esserci la definizione di una “carta dei diritti dei lavoratori della cultura” che in questi anni sono stati esposti a precarietà e discontinuità di reddito. Questo ha riguardato l’intero territorio metropolitana che sulla cultura e sugli eventi è cresciuto enormemente in questi anni. Per questo serve la definizione di strumenti di tutela sia nell’applicazione dei contratti di lavoro che nella tutela del reddito.

Riteniamo necessario instaurare un dialogo che rimetta al centro un’idea di territorio inclusivo, con politiche che mirino all’integrazione, servizi alla genitorialità e alle politiche di genere.

Priorità: tutelare redditi da lavoro e pensione, aprire a una negoziazione territoriale definita e adeguate politiche di genere. Istituire la carta dei diritti dei lavoratori della cultura.

5) Turismo, infrastrutture e mobilità.

Il turismo va programmato e gestito, non si risolve con il “ticket di accesso”.  L’industria del turismo è sicuramente una risorsa per tutta l’area metropolitana ma è necessario regolarla e redistribuire la ricchezza che produce. I lavoratori della filiera del turismo vedono condizioni molto differenziate in termini di redditi e stabilità occupazionale, in particolare a causa dell’utilizzo da parte dei datori di lavoro di contratti part time “involontari” e per l’applicazione di “contratti pirata”. Serve una maggiore regolamentazione e serve vincolare una parte dei fondi europei in capo alla Regione a reali politiche di qualificazione dei lavoratori e del settore turistico.

Rivedere la recente riforma regionale del trasporto pubblico locale che ha estromesso il ruolo degli enti locali accentrando la gran parte dei poteri, inclusi quelli di veto, in capo alla Regione. Serve invece un coinvolgimento del nostro sistema degli enti locali per avere una rete della mobilità adeguata alle diversità dell’area metropolitana veneziana.

Il sistema infrastrutturale non può essere piegato solo al turismo e deve garantire anche la mobilità dei residenti. Le infrastrutture prioritarie: messa in sicurezza della SS Romea, potenziamento delle linee ferroviarie, completamento del collegamento ferroviario con l’aeroporto, maggiore integrazione ferro/gomma/acqua. Vanno concentrate le risorse sulle opere prioritarie evitando scelte di dubbia utilità e di particolare vantaggio per il privato come la “via del mare”.

Priorità: Qualificare il turismo per garantire lavoro di qualità. Rafforzare la rete del trasporto pubblico e delle infrastrutture.