Ci siamo svegliati mercoledì con la notizia che l’esercito israeliano aveva dato il via all’invasione via terra di Gaza City. La CGIL ha proclamato lo sciopero per la giornata di oggi e, considerando che la Legge 146/90 sull’esercizio del diritto di sciopero nei
servizi pubblici essenziali non consentiva a tutti i lavoratori che erogano tali servizi di scioperare, abbiamo convocato assemblee in tutti i posti di lavoro pubblici: dagli Enti Regionali a quelli della provincia di Venezia – introduce Ivan Bernini segretario generale della FP CGIL del Veneto e di Venezia.
Mercoledì abbiamo provveduto alla convocazione in tutti gli Enti consapevoli certo che il contratto collettivo prevede un preavviso di 72 ore, pari a 3 giorni. Ma abbiamo ritenuto, rispetto a quanto sta ulteriormente accadendo in quella parte di mondo, che non potevamo stare a guardare e che fosse necessario condividere con i lavoratori le azioni da mettere in campo a partire dalla manifestazione che svolgeremo con tantissime altre associazioni domani a Mestre.
Oggi abbiamo svolto l’Assemblea con una partecipazione altissima da parte dei lavoratori che anche nei loro interventi hanno espresso tutta l’angoscia e la necessità di mantenere l’attenzione e la mobilitazione su quanto accade. A questa assemblea, però, non hanno potuto partecipare i dipendenti dell’Ulss 3 Serenissima.
“Già! – continua Bernini – perché alle 16:47 di ieri è arrivata una comunicazione dalla Direzione del Personale che non autorizzava l’assemblea per il “mancato preavviso” di 72 ore. Circa 8 ore di “mancato preavviso” rispetto agli oltre 200.000 tra morti e feriti a Gaza. Pedissequamente l’Azienda Ulss 3 Serenissima, unica tra le centinaia di Pubbliche Amministrazioni, dalla Regione Veneto in giù, ha ritenuto, oltre ad ogni valutazione di opportunità e di sensibilità, di richiamarsi alla norma per negare l’assemblea.
L’Azienda ULSS 3 ha rispettato la norma, nulla di illegittimo o antisindacale.
Ma non possiamo non rimanere interdetti di fronte al fatto che proprio un’azienda sanitaria, che ha come missione il diritto alla salute e la tutela della dignità umana, non tenga conto della sensibilità e dell’opportunità. Otto ore, a fronte di oltre 200.000 morti — molti dei quali operatori sanitari che da tutto il mondo provano a curare senza mezzi, senza farmaci e persino sotto i bombardamenti negli ospedali — non possono giustificare una simile scelta.
Una scelta che, speriamo di sbagliarci, ci appare come indifferenza rispetto a quanto avviene al di fuori dell’Azienda.
“Meno male, conclude Bernini, che l’alta partecipazione dei lavoratori all’assemblea e l’espressione alta dei loro interventi ci dice che non tutti vivono nella “propria bolla” separando quello che avviene nei posti di lavoro con quello che, come cittadini e lavoratori, avviene al di fuori di quelle mura.