Sicurezza a Mestre: è un diritto collettivo

La situazione della sicurezza a Mestre è ormai fuori controllo. I lavoratori e le lavoratrici hanno paura di andare a lavorare, di rientrare la sera, di prendere i mezzi pubblici. Una comunità che vive quotidianamente con la paura non è una comunità libera.

Di fronte a questo scenario, la soluzione proposta dal Comune appare del tutto inadeguata: non basta trasformarsi in un mix tra broker assicurativo e ufficio legale che si limita a rimborsare i danni subiti dai commercianti, dimenticando completamente il tema centrale, ovvero la garanzia della sicurezza per chi vive e lavora in questo territorio.

Il problema per i commercianti, per chi lavora, non è contenere le spese legali ma il fatto che si rischia sempre di più la totale marginalizzazione di alcune zone della città, dove i cittadini non vanno più a spendere e l’incognita più che i potenziali danni è di uscire indenni dall'orario di lavoro. 

Con queste scelte, il Comune continua a fare annunci poco realizzabili che riguardano sempre e solo la gestione dei danni subiti, mai una vera attività di prevenzione. Non si può ridurre tutto a un risarcimento economico: qui sono in gioco la dignità e la serenità delle persone.

Il Comune deve assumersi le proprie responsabilità e garantire un rafforzamento reale dei controlli. Serve una presenza costante e visibile delle forze dell’ordine, con presidi fissi nei punti più sensibili della città. È necessario potenziare in particolare il controllo serale sui mezzi pubblici, dove dopo una certa ora i cittadini hanno paura perfino nel salire e gli stessi autisti denunciano una situazione sempre più difficile da gestire. Non è tollerabile che migliaia di lavoratori e lavoratrici vivano con l’ansia di rientrare a casa dopo il proprio turno. 

Da un decennio sembra che la preoccupazione sia quella di spostare il disagio sociale da una zona all’altra della città, con il solo risultato di aver generato una situazione diffusa di perdita del controllo. In dieci anni Mestre ha raggiunto dei livelli unici in termini di criminalità e consumo di sostanze, e ancora non vediamo un’analisi valida del fenomeno che permetta di individuarne cause e possibili soluzioni. 

La sicurezza non può diventare un affare privato da gestire con rimborsi o bandi è un diritto collettivo che deve essere garantito dalle Istituzioni. Chiediamo quindi al Comune di Venezia un cambio di passo immediato: meno annunci e più azioni concrete per restituire fiducia e tranquillità a chi vive e lavora a Mestre.