Referendum: Zaia e il Governo si chiamano fuori

Le dichiarazioni del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di non recarsi alle urne l’8 e 9 giugno, sono gravi e sconsiderate.

Rinunciare a partecipare a un fondamentale esercizio democratico come il voto, e farlo da un ruolo istituzionale, significa dare un segnale pericoloso di disimpegno e delegittimazione della partecipazione popolare.

Per questo oggi siamo stati in presidio alla “Festa delle Regioni” per ricordare a lui, al Ministro Calderoli e a tutti i Presidenti di Regione, che se sono eletti e invitano a non andare a votare continuano ad indebolire la nostra democrazia.

Zaia parla di “politicizzazione”, ma dimentica che i referendum sono uno strumento previsto dalla Costituzione, promosso da centinaia di migliaia di cittadine e cittadini preoccupati per lo stato del lavoro, della sicurezza sociale e dei diritti fondamentali. I quesiti referendari riguardano temi centrali della vita delle persone: dal diritto a un lavoro sicuro e dignitoso, alle garanzie contro i licenziamenti ingiustificati, fino al riconoscimento della cittadinanza come strumento di inclusione e coesione.

Nel solo Veneto, tra gennaio e marzo 2025, si sono registrati 21 incidenti mortali sul lavoro: tre volte quelli dello stesso periodo del 2024. È questa la vera emergenza che la politica dovrebbe affrontare, non rifugiarsi nell’astensione.

A differenza di Zaia, noi crediamo che le cittadine e i cittadini del Veneto sapranno rispondere con partecipazione. Saranno studenti, lavoratori, pensionati, giovani e famiglie a portare avanti con il voto un’idea diversa di società: più giusta, più sicura, più democratica.

 

Zaia dovrebbe avere il coraggio di ammettere che dopo 9 anni il suo referendum costato milioni ai cittadini non ha prodotto nulla, zero assoluto. Una campagna elettorale per la sua immagine quando si potevano usare quei milioni contro gli infortuni sul lavoro e per assumere maggiore personale per la sicurezza. I quesiti di cui stiamo parlando invece incideranno veramente dal 9 giugno sulla vita delle persone, probabilmente Zaia e la destra hanno paura di questo. 

 

L’8 e il 9 giugno noi voteremo. Perché non ci arrendiamo all’indifferenza. Perché crediamo che più diritti significano più sicurezza e più futuro per tutte e tutti.