Referendum importante prova di democrazia

Sicuramente il mancato raggiungimento del quorum non può renderci felici, ma i dati ci dicono in modo chiaro che una percentuale molto alta di persone si è riconosciuta nella richiesta di contrastare la precarietà e per un paese più inclusivo

Nella nostra provincia abbiamo registrato un dato che è impossibile non vedere. Migliaia di persone si sono mobilitate per ridare dignità al lavoro, a chi vive, studia e paga le tasse nel nostro Territorio.

Vogliamo ringraziare tutte le persone che si sono impegnate in questa sfida senza sosta, che hanno fatto parte dei comitati territoriali, delle categorie sindacali, i delegati e gli attivisti, le associazioni e tutte le forze politiche e sociali.

A questo Referendum, in provincia di Venezia, hanno votato 184.015 elettori. Un numero superiore al consenso raccolto da tutte le forze di Governo alle ultime elezioni europee, quando avevano ricevuto 173.654 voti. Un numero superiore anche a quello raccolto da tutte le forze politiche che si erano espresse per andare a votare, a favore o contro, e che avevano raccolto 146.642 voti nella stessa tornata elettorale. 

La sfida del quorum non era semplice, soprattutto davanti alla compattezza e all’appoggio di molte figure Istituzionali alla scelta dell’astensione dal voto al referendum: scelta individualmente legittima, in contrasto con la Costituzione se propugnata dalle alte cariche dello Stato e dai partiti al Governo. Ad ostacolare ulteriormente il risultato, la scelta del Governo di negare il voto in corrispondenza con le elezioni amministrative, sfavorendo la partecipazione e incrementando inutilmente i costi della consultazione. Il numero dei votanti dimostra come molte cittadine e cittadini si siano rifiutati di recepire la consultazione referendaria come strumentale e “di bandiera”. Il risultato del capoluogo, infatti, non è indice del “voto nei centri delle città”.

Il voto ai referendum è stato il voto delle periferie, dei quartieri delle lavoratrici e dei lavoratori. Segno che le proposte sul lavoro e sulla cittadinanza hanno riscontrato il consenso di chi lavora, di chi è precario e delle zone in cui è più forte la presenza di residenti extracomunitari in attesa di poter richiedere la cittadinanza.

Il capoluogo ha registrato un dato sensibilmente più alto della media provinciale, assieme ai Comuni della Riviera del Brenta e alla cintura urbana. Nel Litorale, invece, ha sicuramente pesato l’intensa stagione turistica, una condizione di precarietà da cui evidentemente molte lavoratrici e lavoratori non pensano più di poter uscire.

In questi mesi, abbiamo costruito assieme ai comitati promotori una grande rete di giovani, lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini impegnati nel contrasto alla precarietà, all’insicurezza, alle morti e agli infortuni sul lavoro, alla ricattabilità. Un impegno che continuerà e che discuteremo con tutte le persone che si sono impegnate perché la lotta per cambiare l’Italia e il nostro territorio non si ferma qui.