Come CGIL riteniamo irricevibile l’ipotesi che il patrimonio residenziale pubblico della nostra città, frutto dei sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori, diventi l’ennesimo strumento per favorire la speculazione privata e la rendita.
È surreale che proprio a Venezia, dove si trovano centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per costruire uno stadio e un palazzetto dello sport (che verrà gestito dal privato che non ha tirato fuori un euro per costruirlo), si prenda la scorciatoia dello scambio pubblico privato per riammodernare il patrimonio immobiliare. Il Comune ha l’obbligo “morale” di trovare le risorse pubbliche per ristrutturare le case e metterle a disposizione delle migliaia di persone che in questo momento storico ne hanno uno straordinario bisogno. Purtroppo, invece, sappiamo che sta avvenendo il contrario: si abbattono case pubbliche senza ricostruirle; mentre il mercato degli affitti e della compravendita immobiliare, assieme alla crisi salariale, ampliano a dismisura la platea di chi non riesce ad accedere alla casa, i criteri di assegnazione (come quelli del social housing) trasformano in classe media quelli che ormai sono lavoratori poveri.
C’è bisogno di costruire una vera “Agenzia per la casa”. Oggi il Comune si è trasformato in un contributificio monetario, mentre la città avrebbe bisogno di altro. Servono politiche integrate per la casa, che riguardino certamente le case pubbliche ma anche i privati che vogliono affittare fuori dalla rendita turistica. Pensiamo al peso delle pratiche per definire i contratti, le manutenzioni degli stabili, i rapporti di vicinato. Serve uno strumento per intercettare i bisogni delle famiglie e dei giovani che vorrebbero trasferirsi nel territorio. L’obiettivo dev’essere offrire una casa accogliente a dei costi di gestione contenuti. In una città che ha un importante numero di persone migranti, diventa uno strumento indispensabile per curare le relazioni per costruire il “sentirsi a casa”. Serve costruire spazi di confronto e ascolto tra gli inquilini, l’orientamento verso i servizi del territorio in base alle esigenze che esprimono e costruire occasioni di conoscenza e animazione. Tutto questo permetterebbe anche di tenere sotto controllo le problematiche legate alla morosità o alle diverse provenienze.
Si devono trovare modalità per coinvolgere anche soggetti ed investitori privati, cooperative o singoli proprietari o investitori. Questo può facilitare un percorso di collaborazione tra pubblico e privato per riprendere esperienze come quella della proprietà indivisa, diffusa ad esempio a Milano, o per costruire elementi che a seguito della messa a disposizione di patrimonio immobiliare privato vedano strumenti utili a superare la preoccupazione del fenomeno della morosità e della gestione degli immobili, istituendo strumenti di garanzia pubblica. A questo potrebbero aggiungersi forme di utilizzo di strumenti di contrattazione di secondo livello per attrarre lavoratori e mettere a disposizione risorse per l’edilizia residenziale. Il tema di dare una casa a chi lavora, alle famiglie, ai giovani è un tema serio. È auspicabile che anche le parti datoriali, a partire da Confindustria, contribuiscano a trovare soluzione per calmierare il mercato e per attrarre nuovi lavoratori. Molte aziende, ad esempio di trasporto pubblico, contribuiscono al pagamento degli affitti dei lavoratori, a ricercare immobili dignitosi e a fare in modo che vi sia integrazione nella città.
Questa Giunta favorisce esclusivamente l’interesse privato a scapito di quello pubblico, la rendita al posto del lavoro. Accetta la riduzione dei residenti e la fuga dei giovani come un dato naturale. Come Cgil - siamo invece convinti che serva, oltre ai punti messi a fuoco prima, approvare il regolamento per le locazioni brevi. Serve produrre una proposta coraggiosa, anziché quel pannicello caldo fatto dalla Giunta, che è finito persino nel dimenticatoio. L’ennesima dimostrazione che non si vuole in nessun modo favorire la residenza.