I lavoratori della Fenice non sono una merce che si compra

L’attacco rivolto agli orchestrali e a tutti i lavoratori della Fenice dimostra che è in atto una vera e propria occupazione delle istituzioni culturali, che per qualcuno non devono essere libere ma soltanto fedeli a chi governa.

Non ci sorprende questa idea proprietaria della cultura da parte della destra: un’idea che considera i teatri come strumenti di propaganda e non come luoghi di libertà, arte e confronto dove le competenze sono fondamentali. Ma deve essere chiaro che i lavoratori della Fenice non sono una merce che si compra e si vende. 

La loro presa di posizione coraggiosa dimostra che hanno la schiena dritta: chiedono rispetto per il loro lavoro e per il prestigio di una delle più importanti istituzioni culturali del Paese, che non può essere ridotta a un altro pezzo di quel "turismo social" che tanto piace a chi amministra la città.

Per una volta chi ha la responsabilità di questa nomina dimostri di avere un minimo di senso istituzionale e ritiri questa scelta, che non rende onore né alla Fenice né alla cultura italiana.