Un giovane lavoratore è caduto da un’impalcatura in un cantiere a Mira e pare che sia stato abbandonato per strada, ferito, alla fermata dell’autobus come se fosse uno scarto da nascondere. Nessuno ha fatto il proprio dovere. A salvarlo sono stati i passanti.
È una scena disumana e un’umiliazione per il mondo del lavoro che non possiamo accettare un episodio che grida vendetta e che pone interrogativi gravissimi su cosa accada davvero nei cantieri di questo territorio.
Siamo di fronte a un misto esplosivo di illegalità, sfruttamento e disprezzo per la dignità umana. Ancora una volta emergono lavoro nero, insicurezza, mancanza di diritti, assenza totale di controlli e responsabilità.
Pretendiamo subito chiarezza: Chi era il datore di lavoro? Il cantiere era in regola? Il lavoratore era assunto regolarmente?
Le Istituzioni devono attivarsi immediatamente: Ispettorato del Lavoro e Regione devono dare subito risposte. Si usino tutti gli strumenti di indagine e vigilanza, si proceda con la massima severità. Non bastano più parole, servono azioni immediate e concrete. La vita e la dignità delle persone non possono essere merce sacrificabile in nome del profitto.
I numeri, già drammatici, in merito agli incidenti sul lavoro, vengono messi fortemente in dubbio da fatti come questo. Quanti infortuni passano come incidenti domestici? Quanti sono gli infortuni non dichiarati per nascondere situazioni di irregolarità e per “evitare problemi”? La chiamata al 118 per dire che non era successo nulla, sembra parlarci proprio di questo, di come ad emergere in questi casi siano solo le morti e gli incidenti gravi, mentre gli altri infortuni vengono spesso nascosti sotto alla sabbia.
Chi lavora ha diritto a farlo in sicurezza con un contratto regolare, nel rispetto della legge e della persona. Questo territorio deve smettere di tollerare l’illegalità come se fosse la normalità.