Venezia non è la colonia di Fratelli d'Italia

Brugnaro svende secoli di storia del Gran Teatro La Fenice al partito della Meloni.

Le lavoratrici e i lavoratori non ci stanno ad assistere in silenzio mentre una delle principali fondazioni lirico sinfoniche italiane viene trasformata in una colonia di Fratelli d’Italia. 

Capiamo anche l’imbarazzo del Sindaco, che pur dimostrando di comprendere l’assurdità della situazione non trova il coraggio di tutelare il prestigio della Fenice e di Venezia dalle scelte romane. La levata di scudi di tutto il partito della Meloni, che nei giorni scorsi si è espresso con posizioni inaccettabili nei confronti dei dipendenti del Teatro, dimostra tutto il disprezzo nutrito verso le opinioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Il coraggio di chi lavora nel teatro, assieme al sostegno delle principali fondazioni italiane, dimostra invece che la cultura non è disposta a piegarsi e a diventare strumento di propaganda. 

Coloro che hanno la responsabilità di questa scelta, tra questi Brugnaro, abbiano il coraggio di ritirare la nomina. La questione sta assumendo i contorni ridicoli di una politica che vuole occuparsi di cultura senza confrontarsi con chi ogni giorno la produce e la diffonde. Gli orchestrali, come tutti le lavoratrici e i lavoratori del Teatro, sono dei grandi professionisti: la posizione che stanno difendendo non è, come alcuni vorrebbero pensare, una critica ad personam, ma al contrario è una difesa della Fenice e della sua rilevanza nel panorama culturale.