Viva la Resistenza, viva il 25 Aprile

Tra gli ombrelli, sotto ai portici, in piazza il 25 aprile.

Con l'alzabandiera hanno preso il via le celebrazioni del 25 Aprile in piazza Ferretto. Tra gli interventi dell'Anpi, delle Istituzioni, dei rappresentanti delle forze armate, anche l’intervento di Daniele Giordano, Segretario generale CGIL Venezia.

«Saluto e ringrazio le Istituzioni presenti, il partigiano Mario Bonifacio che non è potuto essere presente.
Care amiche e cari amici care compagna e cari compagni.

Celebriamo questo 25 aprile con la guerra alle porte dell’Europa, alle nostre porte.  Oggi vediamo ancora la guerra. Oggi vediamo ancora i massacri: donne, bambini e famiglie che vengono distrutte.


Oggi vediamo ancora l’Europa incapace di una vera azione comune. Oggi vediamo ancora la possibilità che il conflitto si estenda invece di cessare.Nessuna ragione storica o geopolitica può giustificare l’invasione dell’Ucraina. 

La storia, i fatti, gli avvenimenti, ci aiutano ad inquadrare chi siamo e dove siamo, ma solo nella pace possiamo pacificare la storia. Dobbiamo tutti lavorare per la pace. Nel mondo democratico, nelle sensibilità religiose, deve crescere il sentimento della pace. 

Basta con le strumentalizzazioni contro chi chiede la pace. Non c’è altra strada “se vuoi la pace, prepara la pace” diceva Enrico Berlinguer.

Serve una pace condivisa, un futuro di coesistenza, non una nuova guerra fredda. Non può esserci una vittoria sul campo! La guerra va fermata! Non può esserci una guerra pulita - in Ucraina come nel resto del mondo non può esserci una guerra giusta - 12.000 bambini morti nello Yemen, migliaia di morti nel Donbass.

Noi tutti dobbiamo batterci per una politica diversa. Se la politica diventa prevaricazione contro il più debole, se diventa violenza politica, si riapre la barbarie della storia. È avvenuto con la morte di milioni di ebrei, di bambini, e oggi migliaia di migranti che provano a cambiare la loro vita vengono lasciati morire. Dobbiamo, noi tutti, mettere avanti la vita per non far tornare i momenti più bui della storia.

Il fascismo nasce sul mito della violenza. Il fascismo nasce sul mito della disuguaglianza, di razza e di genere. Disuguaglianza delle persone.
Il fascismo nasce sul mito del totalitarismo di stato. Questo può portarci ancora a leggi liberticide.

Assistiamo ad un continuo tentativo di riscrivere la Storia. Ad un continuo tentativo di far passare la mistificazione della Resistenza come rissa tra parti uguali. L’antifascismo come invenzione per condizionare il dibattito politico. Lo dico a tutti i rappresentanti delle Istituzioni che non festeggiano il 25 Aprile, che giurano sulla Costituzione e dovrebbero essere qui a celebrare il 25 Aprile e la Costituzione antifascista.

Perché se invece volete una Costituzione con altri valori dovete dirlo. Dovete avere il coraggio di dire in quali valori credete. Per queste ragioni non possiamo accettare le gravi affermazioni dell’Assessora Donazzan. La nostra Costituzione è profondamente antifascista.

“Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute.” Piero Calamandrei.

Basterebbero le parole di Calamandrei per capire quanto alcuni esponenti politici mistifichino la storia del nostro paese. Lo stesso Art. 3 afferma in modo chiaro il cuore antifascista della Costituzione: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. Qui si afferma in modo chiaro come la disuguaglianza sia la differenza tra il fascismo e la democrazia, tra il Regime sconfitto e la democrazia che avanza. 

I padri Costituenti hanno scelto di fondare la democrazia sull’eguaglianza. Purtroppo però l’Assessora Donazzan è riuscita ad andare oltre affermando che il terrorismo sia frutto dell’antifascismo. Sono parole indegne, su cui non basta scusarsi. L’Assessora dovrebbe avere la dignità di lasciare in silenzio le Istituzioni.

La mia generazione non ha vissuto gli Anni ’70, ma ha vissuto gli anni dell’omicidio del Prof. Marco Biagi. Sappiamo dai libri che abbiamo letto, che abbiamo studiato, la differenza tra la barbarie del terrorismo e l’Antifascismo che ci ha permesso di accedere ai più alti gradi di istruzione anche senza essere figli di qualcuno, di vivere una vita libera. 

L’unica cosa che adesso dovrebbe accadere è la sfiducia del Consiglio Regionale all’Assessora Donazzan, ma come in altre occasione i suoi colleghi di partito taceranno avallando nei fatti queste tesi e gli equilibri politici violenteranno ancora una volta chi è morto per tutti noi. 

Sentiamo parlare tanto di pacificazione e di rispetto per i morti. Dobbiamo avere certo pietà e rispetto per tutti i morti della seconda guerra mondiale, dei giovani mandati a morire da Mussolini, ma ricordiamo però con gratitudine e riconoscenza quelli che sono morti per darci la Libertà. Ricordiamo quelli che scelsero la battaglia giusta, quella che li ha fatti stare dalla parte giusta della Storia.

Maestre, operai, commercianti, socialisti, comunisti, cattolici, azionisti e liberali che invece di scappare hanno lottato per la Libertà e per ricostruire la democrazia.

Sta a noi essere all’altezza di questa eredità, dobbiamo farlo con la memoria ma anche rivendicando che la libertà e l’uguaglianza si difendono investendo e credendo nella scuola pubblica. Oggi più che mai le profonde disuguaglianze che attraversano la nostra società, i cambiamenti profondi al sistema produttivo dovuti anche all’intelligenza artificiale, l’accesso alle informazioni e la costante disinformazione, l’impossibilità da parte dei giovani di vedere un futuro nel nostro paese frammentano la società e isolano le persone.  

La transizione del lavoro, la transizione sociale, possono mettere in discussione la democrazia se non ne difendiamo il ruolo sociale. Lo facciamo rilanciando l’uguaglianza come cardine dell’organizzazione sociale. Dobbiamo essere tutti impegnati per ricordarci che altrimenti prevarrà l’indifferenza, e quello che pensavamo fosse sepolto potrebbe invece tornare. Ricordiamolo, ricordiamo quello che diceva Antonio Gramsci.

Care amiche e cari amici, care compagne e cari compagni, il 25 Aprile lo abbiamo attraversato in tanti modi: dai cippi dei partigiani, alle camminate, alle commemorazioni, alle celebrazioni. Ma quello che non possiamo mai dimenticare sono le rappresaglie, le fucilate alle partigiane e ai partigiani che hanno dato la vita, delle volte anche per una ritorsione, per un capriccio fascista e che sono morti per la nostra Libertà. E se sono morti per qualcosa dipende da noi, da chi sceglie di non voltare lo sguardo dall’altra parte.

Viva la Resistenza, viva il 25 Aprile».

 

Daniele Giordano, Segretario generale CGIL Venezia