A Venezia vive una comunità islamica numerosa, composta in gran parte da lavoratrici e lavoratori che ogni giorno contribuiscono alla vita economica e sociale della città.
Per questo servono risposte serie e istituzionali, non passerelle politiche o campagne elettorali mascherate.
La legge italiana già definisce con chiarezza i criteri per aprire un luogo di culto, e quelle regole devono valere per tutti, senza favoritismi ma anche senza discriminazioni. Non pianificare spazi adeguati, come sta facendo da anni il Comune di Venezia, è il modo peggiore per affrontare il tema e finisce solo per alimentare tensioni e irregolarità.
La Lega preferisce fare propaganda, favorendo i furbi invece di chi rispetta la legge. Per loro, i lavoratori vanno bene se fanno gli schiavi in un cantiere o in agricoltura, ma non vanno bene se vogliono pregare.
Garantire a tutti il diritto di esercitare il proprio culto nel rispetto delle norme è una delle prime forme di integrazione, non un rischio da combattere. Come sindacato, da anni ci battiamo perché i lavoratori stranieri siano parte integrante della nostra comunità, con pari diritti e doveri, nella legalità e nel rispetto reciproco.
La difesa dei diritti delle donne è sacrosanta ma non ha nulla a che vedere con la limitazione della possibilità di pregare. Serve ricostruire il tessuto dei nostri quartieri, favorendo anche la possibilità delle donne di farne parte. Serve dare la possibilità di avere un lavoro che non sia sfruttamento. Pensare che le donne non saranno private dei loro diritti semplicemente non aprendo le moschee è il modo migliore per segregarle e garantire a violenti e prevaricatori di operare indisturbati.
La Lega governa Venezia da dieci anni ma continua a far esplodere i problemi invece di risolverli. Forse sarebbe meglio che si candidassero come strillatori di professione, invece di pretendere di amministrare una città che ha bisogno di serietà, coesione e soluzioni vere.



